Cos'è il Roiello?

Dove scorre il Roiello
 
Il Roiello di Pradamano è un piccolo corso d’acqua artificiale, un manufatto.
L’acqua che vi scorre è captata in località Mulino del Vicario a Beivars, dalla roggia di Palma, che a sua volta la trae dal Torre alla presa di Zompitta in comune di Reana del Roiale.
Dal Mulino del Vicario, il Roiello raggiunge San Gottardo e Buse dai Veris, lambisce Laipacco, attraversa campi, prati e boschetti prima di insinuarsi nell’abitato di Pradamano, entra a Lovaria e sfocia infine nel canale di Trivignano a confine con il comune di Pavia di Udine.  Ha un percorso di circa dieci chilometri.

Riferimenti storici al Roiello
 
È molto antico: si suppone che possa risalire alla seconda deduzione coloniaria romana, ossia, verso il 181 a.C. quando viene fondata Aquileia. I Romani richiamarono altri coloni per spingere la conquista del territorio più a nord. 
Costruirono la grande via di penetrazione oggi scomparsa, non lastricata ma glareata, cioè ricoperta di ghiaia ben costipata, e procedettero alla centuriazione del territorio.

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Come si suppone sia nato il Roiello
 
I Romani devono essersi accorti subito che il Torre era, ed è, un fiume inaffidabile, ora in secca ora in piena rovinosa e che era necessario perciò dotare il territorio di una quantità di acqua indipendente dalle sue piene, sicura e pulita per gli uomini e per gli animali.
Da quei bravi ingegneri che erano costruirono così acquedotti di superfice traendo l’acqua da dove il Torre ne è sempre ricco, prima di scomparire sotto le ghiaie, a Zompitta. 
 
Si suppone, ma al momento non ci sono prove documentali, che il Roiello possa essere proprio la traccia di uno di questi acquedotti di superficie.
Il primo documento che riguarda il Roiello, e indirettamente ne attesta la preesistenza, è il Decreto del Patriarca Ulrico II di Treffen redatto nel 1171.
Con questo documento il Patriarca conferma l‘uso dell’acqua della roggia. Ma se fino a quel momento ciò era avvenuto gratuitamente per gli abitanti dei villaggi che si trovavano abbastanza vicini al suo corso, da quel momento in poi per gli abitanti di Pradamano avverrà dietro il pagamento di sessanta sestari di avena, e cioè di ben una trentina di capienti sacchi.
In verità il prezzo è alto ma il privilegio è grande: il Roiello fornisce un’acqua corrente, pulita e da bere, mentre altre comunità sono costrette a utilizzare putride pozze d’acqua stagnante, gli sfueis, per tutte le necessità della vita quotidiana. Negli sfueis infatti si raccoglieva e si conservava l’acqua piovana che si usava per cucinare, ci si lavavano i panni, vi sguazzavano indisturbate anatre e oche, si abbeveravano gli animali domestici e selvatici e ci giocavano i ragazzi.
 
A quei tempi il Roiello era molto più lungo, molto più ricco d’acqua e forniva anche la possibilità di costruire mulini e di esercitare varie altre attività, come per esempio quelle di battiferro e di maniscalco. 

Il Roiello in tempi recenti
 
Ma verso la fine del 1200 Udine si stava avviando a diventare una città popolosa e importante e aveva necessità di più acqua, rispetto a quella fornita dalla roggia di Udine, che già l’attraversava, e dal laghetto (lo sfuei) ai piedi del colle. 
Così si pensò di trarre una seconda roggia, successivamente chiamata Roggia di Palma, proprio dal Roiello di Pradamano, a Beivars.
Fu così che il Roiello diventò un rivolo, anche se ancora preziosissimo per i paesi a valle, e prezioso anche per i viaggiatori, che, in periodo medievale, ormai scomparsa la grande via romana, percorrevano in carovane la vecchia pista lungo il Torre, che proprio allora cominciò a essere chiamata Bariglaria, e ancora oggi in alcuni tratti si chiama così.
 
Per molti secoli il Roiello è stato sentito come un bene di tutti da parte delle comunità che crescevano lungo le sue sponde e che provvedevano alla sua manutenzione, alla cura delle piante, alla riparazione dell’acciottolato del fondo e degli arginelli, come se fosse un giardino.
In anni recenti il Roiello ha invece sofferto di un periodo di offuscamento e ha rischiato di scomparire. Infatti, avendo perduto il significato più immediatamente economico, è decaduto da bene comune a cosa di nessuno, un non-bene che poteva perciò essere sovrasfruttato, sprecato, e perfino cancellato, anche dalla memoria.
 
Ma il Roiello è molto di più di un semplice canale di bonifica o di scolo delle acque e i suoi usi anche oggi possono essere tanti!
Così, con la collaborazione di molti, è tornata a scorrere l’acqua, e con l’acqua torna la fauna selvatica, stanziale e migratrice, rivive la flora.
I bambini tornano a giocare e a fantasticare, si può passeggiare, si può correre a piedi o in bicicletta, si possono bagnare gli orti e le campagne…
E, soprattutto, con il Roiello torna la sua voce cristallina che ci riporta una caratteristica che è propria del Friuli: la musicalità del paesaggio.

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